Lenta e il suo monastero

Bologna, 17 dicembre 1529: il Papa Clemente VII scriveva: “Il nostro diletto figlio Mercurino [...] giustamente, ci ha informato che le [...] monache del monastero di S. Pietro di Lenta [...] si sono allontanate da molti anni dal dolce giogo della religione [...], hanno dimenticato il pudore, hanno vissuto e vivono [...] così turpemente e in modo disonesto che il monastero è ritenuto un luogo equivoco, accessibile da ogni parte e da tutti, a danno delle anime delle monache che [...] sono considerate obbrobrio della religione ed esempio pernicioso per i fedeli in Cristo”.
Lungo la strada che da Gattinara, costeggiando il fiume Sesia, scende verso sud incontriamo gli abitati di Ghislarengo e Lenta. La pieve (sede di parrocchia) di Lenta è attestata per la prima volta dal codice vaticano 4322 del secolo X.
Fin dal Medioevo le due località facevano parte dei possedimenti del monastero delle monache benedettine di S. Pietro di Lenta.
L’attestazione più antica dell’esistenza di un monastero è invece presente in ben due inventari, di secolo XVIII, conservati oggi in Archivio di Stato di Vercelli e che facevano parte dell'archivio monastico: essi citano una “sentenza arbitramentale” del 16 febbraio 1072.
Il monastero fu sempre luogo di rilevante importanza per i possedimenti fondiari delle monache che, tradizionalmente, erano di estrazione nobiliare. Forse anche per questo attirarono spesso gli odi della popolazione e della nobiltà locale. Anche Mercurino di Gattinara si impegnò affinché il monastero venisse soppresso e, nel suo testamento, lanciò pesanti accuse alla comunità monastica riprese nella bolla di Papa Clemente VII.
Le benedettine, nonostante l’opposizione papale, continuarono a vivere a Lenta fino al 1572 quando con due brevi papali, uno di Pio V e l’altro di Gregorio XIII, si dispose il loro trasferimento presso il monastero di S. Pietro Martire in Vercelli.
Questo castello/monastero fa parte della rete di fortificazioni esistente lungo la strada che dalla Valsesia porta alla pianura, legata alla secolare necessità di garantire adeguata protezione a beni e persone, in un territorio storicamente percorso da violente tensioni tra Stati, lotte intestine tra fazioni cittadine, scorribande di predoni.
Di seguito le descrizioni dei documenti e delle immagini presenti nella galleria sottostante

N. 1 - Una delle prime attestazioni del Monastero


1072, febbraio 16. Sentenza arbitramentale emessa in merito alle dispute incorse tra il monastero di San Pietro di Lenta e Filippo di Ribaldo per il possedimento di alcuni beni posti in territorio di Lenta.

N. 2 - Un inventario di documenti

Brogliazzo dell'Inventaro delle scritture delle molto reverende madri del Monastero di S. Pietro Martire fatto nell'anno 1743.

N. 3 - La protezione papale - Alessandro III

1171 giugno 20, Roma
Alessandro III prende sotto la sua protezione il monastero e tutti i suoi beni: il luogo ove è situato con le sue pertinenze, vari mansi in Lenta coi diritti sulle acqua e sul castello, beni in Masserano, Vigliano, Valdengo, Piatto, l’alpe Piscinola, beni in Candelo, moggia 113 di terra tra Santhià, Tronzano e Carpeneto, beni in Rado, un bosco in Ghislarengo, le chiese di S. Nicola di Viverone, di S. Clemente di Vercelli, di S. Pietro di Ghislarengo, di S. Pietro di Tomarengo e le loro pertinenze.

Copia di bolla papale; pergamena del sec. XIV in due pezzi; mm. 310x443 (449); caratteri in parte deleti. In evidenza la rota e il monogramma del Bene Valete.

N. 4 - La protezione papale - Martino IV

[1284 novembre 18, Roma]
Papa Martino IV conferma la donazione fatta al monastero da Geremia Bordonale, figlia del defunto Federico, di numerosi beni e diritti in Ghislarengo, compreso il patronato della chiesa di S. Maria.

Originale; pergamena in tre pezzi; mm. 390 x 470; abrasioni, buchi; caratteri in parte deleti.

N. 5 - La protezione papale - Pio II

[1459 novembre 10, Mantova]
Papa Pio II conferma i privilegi concessi al monastero dai suoi predecessori e in particolare da Alessandro III.
Originale; pergamena mutila; mm. 161 (164) x 347 (350); abrasioni; caratteri in parte deleti.

N. 6 - Il testamento di Mercurino

Mercurino di Gattinara, nel dettare le sue volontà all'interno del suo testamento, dedica un passaggio alle monache del monastero di San Pietro di Lenta, riservando loro parole durissime e definendo il luogo "nec monasterium, sed lupanar" (non un monastero, ma un postribolo).

N. 7 - Le monache lasciano Lenta

Lettere cittatorie contro l'Abbate di Gattinara come herede del Cardinale Mercurino pretendente di molestare il Monastero di Lenta in virtù di breve ottenuto da detto Cardinale, che resta questo annullato nel 1530.

Bolla per la translazione del Monasterio. 1572

In un inventario settecentesco delle scritture conservate presso l'archivio del monastero si trovano riferimenti ad importanti documenti. In primo luogo, le reazioni al breve di papa Clemente VII, del 1529, con cui veniva disposta la soppressione del monastero a seguito delle pretese del Cardinale Mercurino di Gattinara (poi annullato); in secondo luogo, la bolla papale di papa Gregorio XIII che sancisce, nel 1572, il trasferimento delle monache presso il monastero di S. Pietro di Vercelli in maniera definitiva.