Arborio

Lungo la riva destra del fiume Sesia, in direzione di Vercelli, incontriamo l’abitato di Arborio. Il toponimo, da mettere probabilmente in relazione con il termine arbòira “foresta di alberi d’alto fusto”, è attestato per la prima volta nel diploma dell’anno 999 con cui l’imperatore Ottone III donò al vescovo di Vercelli Leone varie località vercellesi. Tale concessione fu confermata da due diplomi successivi, uno del 1027 di Corrado II e uno del 1152 di Federico I: in quest’ultimo si fa riferimento agli “arimannos de arborio”, cioè una comunità di piccoli proprietari terrieri (definizione di origine longobarda), sottomettendoli all’autorità del vescovo.
Nel XII secolo Arborio era sotto il dominio dei conti di Biandrate. In poco tempo i conti persero la supremazia sull’abitato e contemporaneamente si assistette all’ascesa della famiglia degli Arborio, che tra XII e XIV secolo riuscirono ad occupare cariche importanti e a diffondersi con diversi rami del loro consortile in una vasta area del vercellese.
Arborio, come altri villaggi della zona, si trovò coinvolta nel XIV nelle lotte tra i Visconti e la lega anti-viscontea: nel 1378 la comunità prestò giuramento ai Visconti per poi passare, nel 1404, sotto il dominio del duca di Savoia Amedeo. Nei secoli successivi le guerre tra Francia, Spagna e ducato di Savoia provocarono gravi danni anche nell’abitato di Arborio, soprattutto nella metà del XVII secolo, quando ci fu un periodo di “penuria maxima” a causa devi eventi bellici, delle epidemie e delle gravi carestie conseguenti.
La situazione migliorò nel XVIII secolo, periodo di relativa pace e tranquillità, durante il quale anche Arborio venne interessata dalle numerose opere di bonifica e di irrigazione programmate per il territorio vercellese, ponendo le basi dello sviluppo agricolo che ancora oggi costituisce il motore dell’economia locale.
Le antiche fortificazioni del paese sono ricordate per la prima volta in documenti risalenti alla prima metà del XIII secolo, in cui si parla “de castro Arborii”. In documenti del XV secolo il “castrum” è spesso menzionato per la necessità, da parte degli abitanti, di provvedere alla riparazione e al miglioramento delle fortificazioni, colpite duramente dai saccheggi e dalle incursioni succedutesi in quegli anni. In questo periodo esisteva già una rocca, di cui restano visibili le tracce nell’angolo nord occidentale del complesso.
Di seguito le descrizioni dei documenti presenti nella galleria sottostante

N. 1 - Il territorio di Arborio

s.d. [sec. XVIII]
Planimetria del territorio a levante e a mezzogiorno dell'abitato di Arborio
senza autore, 42x51,2 cm, scala di trabucchi di Piemonte.

N. 2 - Il riso Arborio

Tra XIX e XX secolo il territorio di Arborio partecipò al grande sviluppo agricolo che interessò il vercellese, dovuto sia al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone impiegate nelle risaie (per approfondire la lotta per le 8 ore di lavoro in risaia puoi visitare la pagina dedicata alla mostra virtuale) sia agli interventi di coordinamento dell’irrigazione della vasta area a destra del fiume Sesia, ad opera dell’Associazione di irrigazione Ovest Sesia.
A metà del XX secolo venne selezionata da Domenico Marchetti una qualità di riso, detta “Arborio”, particolarmente adatta ai terreni torbosi e utilizzata soprattutto per la preparazione di risotti.

Arborio, 1903 giugno 26.
Piano grafico di delimitazione della zona protetta dalla risicoltura ed opposizione di termini.

N. 3 - Arborio e la piena della Sesia

Una delle costanti storiche della comunità di Arborio è stata l’ardua convivenza con le piene del vicino fiume Sesia. Tra le prime esondazioni documentate ritroviamo quelle avvenute tra il 1776 e il 1777, ricordate da una relazione inviata all’Intendenza datata 9 maggio 1777, in cui si narra delle devastazioni apportate ai coltivi dovute all’introduzione dell’acque della Sesia nell’alveo della Roggia “molinara”. Per evitare il ripetersi di ulteriori eventi calamitosi per l’economia locale il sindaco Francesco Calza incarica l’Architetto Angelo Giuseppe Genta di provvedere alla progettazione delle opere di contenimento necessarie. Nella sua relazione datata 18 settembre 1777, da cui scaturisce il tipo dimostrativo rappresentato nella foto, si legge: “…con aver osservato li gravi pregiudici da esso fiume causati, che dalla stessa Comunità vengono sofferti per causa delle corrusioni seguite ne propri fondi, ed essersi formato due canali denotanti l’introduzione del total fiume […], con pericolo d’esportare quantità di beni censiti di prima bontà di varii particolari, e parte dell’alveo della roggia molinara di essa comunità. […] debbasi in quest’occasione di scarsezza d’acqua senza dilazione di tempo […] far esattamente eseguire secondo le regole infra espresse li ripari segnati A. B. C.”. I ripari saranno realizzati “a due ordini di rovere senza diffetti ben interrati al riffiuto del martinetto alla profondità per lo meno di tre piedi”.

1777 novembre 11, Vercelli
Tipo continente li ripari da farsi nel territorio d’Arboro segnati A. B. C. corrispondente alla relazione da me sottoscritto formata del giorno d’oggi.
Arch. Angelo G. Genta

N. 4 - La parrocchia di San Martino

Sorta sullo stesso sito di un più antico edificio, la chiesa parrocchiale di Arborio, dedicata a San Martino, fu costruita a partire dal 1769 su progetto dell’Ingegnere vercellese Michele Richiardi e consacrata nel 1773. L’interno presenta un’unica navata di forma ellittica e ricche decorazioni. La facciata, più volte restaurata, mostra al centro un mosaico rappresentante S. Martino. Il campanile, la cui costruzione fu ultimata nel 1786, subì un pesante intervento di restauro nel 1784. Il progetto originale di “rinnovazione del cupolino alla sommità del campanile della chiesa parrocchiale”, rappresentato nella foto, ci mostra come dal precedente cupolino a cipolla “in legno e piombo, rovinato per vetustà e recentemente guasto dal fulmine” si sia arrivati alla configurazione, ancora attuale, con lanterna di forma ottagonale “in muratura con cappello di zinco e balconata all’ingiro per facilitare la sua ispezione e successiva manutenzione”.

1874 ottobre 23, Vercelli
Progetto di rinnovo del cupolino alla sommità del campanile della chiesa parrocchiale.
Ing. Arch. Ettore Tartara, 75,7x68,5 cm, scala 1:50