Il borgo di Gattinara

“Gattinara – città del vino”, così recita il cartello che ci accoglie avvicinandoci all’abitato.
Il vino è, infatti, una delle maggiori risorse di questo territorio, sin dall’antichità.
Secondo alcuni la coltivazione della vite fu introdotta in questo territorio dai Galli, succeduti ai Liguri e ai Celti (primi abitatori del territorio a partire dal VI sec. a.C.); secondo altri, invece, venne introdotta dai Romani in età imperiale.

Come le altre località del territorio vercellese, anche Gattinara subì le incursioni dei popoli barbari e, successivamente, la dominazione imperiale e il consolidarsi del sistema feudale.

Intorno all’anno Mille, nel territorio di Vercelli la feudalità si instaurò con i vescovi, i quali videro confermato, attraverso diplomi imperiali, il dominio temporale sui territori già soggetti alla loro giurisdizione spirituale.

La prima attestazione del nome di Gattinara si trova nel diploma con cui l’imperatore Ottone III, nel 999, donò la località alla chiesa di Vercelli nella persona del vescovo Leone. Tale donazione venne confermata da un diploma dell’imperatore Federico Barbarossa nel 1152. All’epoca Gattinara era un cantone di piccole dimensioni situato intorno alla pieve di San Lorenzo.

Il territorio di Gattinara venne coinvolto, successivamente, nelle operazioni di creazione di borghi franchi intraprese dal comune di Vercelli a partire dalla fine del XII secolo nelle zone più strategiche del suo circondario. Risale al 1242, infatti, l’erezione del borgo franco, vero e proprio atto di nascita della città di Gattinara, che sorse nelle vicinanze del fiume Sesia intorno alla pieve di San Pietro, inglobando sotto la sua giurisdizione i cantoni di San Lorenzo, Mezzano, Locinello e Rado. Dal titolo del Deliberato della Credenza di Vercelli leggiamo: “De loco franco apud plebem Gatinariae faciendo. Millesimo ducentesimo quadragesimo secundo”. Con l’istituzione del borgo franco la vita degli abitanti subì un radicale mutamento: la popolazione infatti veniva affrancata dagli oneri feudali e investita della capacità giuridica di disporre dei propri beni e della propria persona.

Alla fine del medioevo, quando il vercellese era soggetto al Ducato di Milano, Gattinara si trovava sotto il dominio del duca di Savoia, dal quale ottenne in breve tempo il codice degli Statuti, una raccolta di leggi scritte sulla base delle quali veniva amministrata la giustizia.

Nel 1465 Gattinara diede i natali ad un prestigioso protagonista della vita politica europea della prima età moderna: Mercurino Arborio di Gattinara, che all’apice della sua carriera diventò gran cancelliere dell’imperatore Carlo V (per approfondimenti sulla figura di Mercurino, visita la pagina dedicata alla mostra virtuale)

La famiglia Arborio sarà una delle più potenti della città per alcuni secoli, affiancandosi di fatto al potere sabaudo, almeno fino al sopravvento del regime napoleonico. La città rimarrà sotto il dominio sabaudo fino all’unità d’Italia.

Il Settecento fu per Gattinara un periodo molto prospero, caratterizzato da un grande sviluppo del commercio, dell’agricoltura e della viticoltura. La città diventò punto di riferimento per le comunità dell'alta pianura vercellese e un punto di snodo di traffici, oltre che un centro di grande vivacità socio-culturale.

Oggi Gattinara è una località dalla forte propensione turistica, orientata alla valorizzazione del territorio e del patrimonio storico artistico che possiede. La viticoltura mantiene, come nei secoli passati, una grande importanza nell’economia del territorio.
Una delle feste popolari più importanti è infatti la Festa dell'Uva, che si svolge ai primi del mese di settembre, caratterizzata da degustazioni enogastronomiche aventi come apice il “Gattinara”, vino locale prodotto con il vitigno nebbiolo. 

Di seguito le descrizioni delle immagini e dei documenti presenti nella galleria sottostante

N. 1 - Il caseggiamento del borgo

1786 giugno 7, Gattinara. “Caseggiamento del Borgo di Gattinara, feudo dell’ill.mo sig. marchese D. Mercurino Francesco Arborio Gattinara marchese di Gattinara, Conte di Albano, Oldenico, Arborio, Greggio, Viverone, Barone di S. Agata da Motta in Sicilia, Signore di Ricetto, Terruggia e Ciambellano di S.S.M. Cesareas”. Matteo Zucchi Architetto e Misuratore. Scala di trabucchi di Piemonte. 745 x 488 mm.

Il disegno proposto rappresenta il borgo di Gattinara come appariva alla fine del Settecento.
Le abitazioni sono disposte a formare dodici blocchi simmetrici e di dimensioni omogenee, divisi da strade ortogonali. All’incrocio delle vie principali sorge la piazza (E) e, poco distante, il palazzo marchionale degli Arborio di Gattinara (G), probabilmente la casa natale di Mercurino.
In rosso sono evidenziate le chiese e i conventi cittadini: S. Pietro, nei pressi della porta di Romagnano (A), dal XVI sec. sede di un convento di canonici regolari lateranensi; il convento di S. Francesco, alla porta Vercellina (C); Santa Marta, nei pressi della porta omonima (D); la Chiesa del Rosario (F) e il Monastero di S. Chiara.

N. 2 - Il parco

26 maggio 1774, Gattinara. “Tipo della proprietà denominata il Parco propria dell’ill.mo sig. marchese D. Francesco Mercurino Arborio di Gattinara, posta nel borgo di Gattinara, tutta circondata da muraglie, colle separazione de campi, vigne, prati, giardino, peschiere”. Pietro Giuseppe Beltramo Misuratore. Scala di trabucchi di Piemonte. 530 x 350 mm. 

"Il parco": proprietà appartenente al marchese don Francesco Mercurino Arborio di Gattinara sita nel borgo di Gattinara.
Il disegno settecentesco di Pietro Giuseppe Beltramo illustra il “parco” di proprietà dei marchesi Arborio di Gattinara, situato ai margini dell’abitato, poco distante dal palazzo marchionale. Interamente circondato da mura, ancora oggi visibili, aveva principalmente la funzione di fornire i prodotti della terra alle dispense e alle cucine di palazzo. Come riporta la legenda, sono presenti “vigne”, “peschiere”, gelsi, campi e prativi, alternati a giardini ed elementi architettonici di pregio, disposti secondo un gioco di alternanze e simmetrie che conferisce grande eleganza all’architettura complessiva del parco.

N. 3 - Il Monastero di Santa Chiara

1775 settembre 18, Gattinara. “Pianta del Venerando Monestero di Santa Chiara del Borgo di Gattinara sotto al titolo della Beatissima Vergine Addolorata”, misuratore Francesco Bernardino Bastone, scala in trabucchi.

Mercurino Arborio di Gattinara, gran cancelliere di Carlo V, nel suo testamento redatto a Barcellona nel luglio del 1529, lasciava indicazioni per la fondazione di una chiesa e di un convento intitolato alla Beata Vergine dei Sette Dolori, dove ospitare undici monache e sette fanciulle. Il complesso fu edificato nel decennio seguente alla sua morte e nel 1540, la sorella Lucrezia, dell’ordine delle Clarisse, ne divenne la prima badessa. Il disegno descrive la planimetria del Monastero e delle sue pertinenze dopo gli interventi di rifacimento del XVIII sec. La chiesa era situata sul lato sud del chiostro e le residenze delle monache sui restanti tre; dietro la chiesa si distendevano gli ampi orti, le vigne e il giardino.

N. 4 - La Chiesa di San Pietro

In questa chiesa venne sepolto, secondo le sue volontà testamentarie, Mercurino di Gattinara. Sempre per sua volontà, il complesso fu sede, dal XVI secolo, di un convento di canonici lateranensi.