Varallo e il Sacro Monte

“Questa nuova Gerusalemme rappresenta la vita, la passione e tutte le gesta del Redentore”: così recita l'iscrizione che da quasi cinque secoli accoglie i pellegrini al Sacro Monte di Varallo. 
Nel 1478 il frate francescano Bernardino Caimi, dopo la sua esperienza a Gerusalemme in qualità di custode del Santo Sepolcro concepiva l'idea di una Nova Jerusalem, in sostituzione dei tradizionali luoghi del pellegrinaggio in Terra Santa, ormai insicuri per la crescente minaccia turca.
Nel 1481, ottenuta l'approvazione del papa Innocenzo VIII e il sostegno delle genti del luogo fondava del santuario, presso l'altura di Varallo.
Il piano originario mirava a riproporre un itinerario analogo ai luoghi sacri della Palestina, attraverso la realizzazione di cappelle dedicate a fatti della vita e della passione di Cristo.
Alla realizzazione di questo progetto contribuì largamente il celebre artista valsesiano Gaudenzio Ferrari, con opere plastiche e di pittura.
Un nuovo impulso ai lavori venne dato, nel 1565, dal patrizio milanese Giacomo d'Adda che incaricò l'architetto Galeazzo Alessi di riprogettare totalmente il complesso: l'impianto narrativo si estende dalla vita e passione di Cristo alla storia della salvezza, dalla caduta dell'uomo al Giudizio univerale e al Paradiso.
Sempre a quegli anni risale il contributo di S. Carlo Borromeo il quale si recò due volte a Varallo nel 1578 e 1584 e, con l'ascendente della sua personalità, suscitò intorno al Sacro Monte grande fama ed entusiasmo.
Il Sacro Monte di Varallo divenne allora un attivissimo centro artistico.
Altro importante sostenitore dell'opera fu il vescovo di Novara Carlo Bescapè (1593-1615) che si preoccupò di conferire un aspetto “didattico” e “filologico” agli episodi narrati nelle varie scene.
Tra Settecento e Ottocento, dopo il passaggio della Valsesia ai Savoia, si ha il completamento definitivo dell'impianto con la realizzazione degli ultimi portici sulla piazza della basilica e la facciata della chiesa nuova.
Di seguito le descrizioni dei documenti e delle immagini presenti nella galleria sottostante:

N. 1 - Il progetto del Sacro Monte

1760, Pianta dei fabbricati posti ai piedi della salita. Disegno attribuito ad Antonio Orgiazzi; mm. 445x1325
Fondo Amministrazione civile del Sacro Monte di Varallo.
Pianta della Piazza del Tribunale, del palazzo di Pilato, dei portici e del Sepolcro con retrostanti cappelle del Sacro Monte. Pianta topografica della strada vecchia “di sotto che si chiama la Pianazza”, della strada vecchia “che si va al Sacro Monte” e della strada nuova al Sacro Monte.
Tra gli edifici alla base delle strade, vecchie (in giallo) e “nova” (in rosso) per salire al Sacro Monte è visibile il complesso di Santa Maria delle Grazie, al cui interno è conservato uno dei polittici più pregevoli eseguiti da Gaudenzio Ferrari, artista eclettico valsesiano.

N. 2 - Santa Maria delle Grazie

Polittico di Gaudenzio Ferrari in Santa Maria delle Grazie. Foto dell’interno della chiesa tratta dal sito: https://sacromontedivarallo.com/chiesa-di-santa-maria.../

N. 3 - Il percorso

1889, “Copia ricavata dal Libro di Pellegrino Tibaldi posseduto dall’Ill.mo Don Luigi d’Adda Salvaterra disegnato in Inverigo nella Villa detta La Cagnola nel 1889 dal pittore Arienta Giulio”, [G. Arienta]: mm. 570x470
Fondo Amministrazione civile del Sacro Monte di Varallo

Secondo le annotazioni inserite in basso a destra, il disegno è una sorta di mappa descrittiva attribuita a Pellegrino Tibaldi. In realtà negli anni 60 del ‘500 il ricco milanese Giacomo d’Adda, che divenne fabbriciere del complesso, incaricò l’architetto perugino Galeazzo Alessi, già famoso nel mondo patrizio genovese dell’epoca, di riorganizzare il santuario. Questi interventi vennero codificati in due volumi manoscritti con tavole e disegni, conservati oggi presso la Biblioteca civica di Varallo, con il titolo di Libri dei Misteri (1565-1569).
Il disegno descrive la situazione reale disegnando in giallo le cappelle già esistenti e tracciando in rosso quelle progettate ancora da edificare.

N. 4 - La cappella di S. Pietro

[Metà del sec. XVIII] Progetto per la cappella di S. Pietro nella Basilica del Sacro Monte. S.i.a.; mm. 530x380

N. 5 - Lo scurolo

[Prima metà del sec. XVIII] Planimetria dello scurolo e prospetto del sepolcro della Beata Vergine da fabbricarsi sotto la chiesa del Santo Monte.
[Giovanni Battista Morondi] ; mm. 545X430

La nuova chiesa del Sacro Monte fu edificata a partire dal 1614, grazie alle donazioni del pavese Agostino Beccaria, in luogo dell'antica basilica quattrocentesca, demolita per far posto all'albergo “Casa del Pellegrino”. Dedicata al culto della Madonna Assunta, dagli interni barocchi, la basilica fu completata soltanto nell'Ottocento, con la realizzazione dell'attuale facciata ispirata alla Certosa di Pavia. Lo scurolo indica l'ambiente sotterraneo posto sotto l'altare, con la volta sorretta da colonne e rappresenta il cuore della basilica. Vi si accede da delle scale di marmo di figura ovale, col peristilio di ordine composito. Come nella tradizione delle basiliche orientali, ospita il simulacro della Vergine dormiente, e riceve la luce attraverso un lucernaio a forma di cupola. Il progetto settecentesco è opera di Benedetto Alfieri, primo architetto del Re, e di Giovanni Morondi.